Paesaggio & Comprensorio

Le bellezze di Albenga

Albenga è oltre la città delle 100 torri...

Albenga è oltre la città delle 100 torri, è…………………………………………………………………………………..

oltre ai conosciuti siti storici come il Battistero Paleocristiano, la Cattedrale San Michele Arcangelo, il Museo Navale Romano, la Chiesa di San Giorgio Martire, la Chiesa di Santa Maria in Fontibus, ha molto, molto e molto altro da offrire, come potrai vedere qui nell’ elenco a seguire:

Antico Anfiteatro Romano

Le pagine di questo sito creato e fatto a esclusivo utilizzo pubblicitario di “Palazzo San Siro ” ha l’intento di dare alcune veloci e innumerevoli testimonianze storiche e archeologiche di questa magnifica città di Albenga che man mano con il passare del tempo con molta avidità, sta lasciando trapelare in questi ultimi anni. Questo è il caso del l’anfiteatro situato a “Punta San Martino” meglio denominato come monte Bignone collegata alla necropoli di Albingaunum mediante l’antica via Julia Augusta posizionata a 50 m sul livello del mare (l’attuale via Aurelia  scorre parallelamente al di sotto di alcune decine di metri), pensate quale stupenda vista si ammira da qui e quale scenografia nelle serate estive di luna piena rinfrescate del brezza temperata della macchia mediterranea del Mar Ligure. Tale struttura del II d.C. è unica nel suo genere perlomeno in Liguria a esclusione, forse, di un anfiteatro situato vicino Nizza, questo di Albenga dislocato in zona periferica alla città (come di consuetudine venivano costruite dai romani) per evitare disordini in prossimità dell’abitato, quando all’interno della struttura si svolgevano delle competizioni/duelli di varia natura; possiamo commentare che è di estrema attualità, la storia ha un suo ritorno pensando agli stadi moderni, e ai disordini tra antagonisti, finite le partite. L’ anfiteatro in parte ha le sue fondamenta su un basamento/muro di sostegno posato su roccia, il tracciato ha la forma tipica di un ellisse  di m. 72,80 e di m. 52,20 a 8 cerchi concentrici le dimensioni dimostrano che la costruzione certamente non era tra le maggiori; è presumibile dal ritrovamento di porzioni di antiche mura anteriori  al II secolo d.C. che vi fosse già posizionata una struttura ancor più antica tutto ciò avvalora l’ipotesi che nella piana vi fosse precedentemente  radicata una popolazione con forte tradizioni  locali detta volgarmente “Liguri” di provenienza nordica/ariana.

Isola Gallinara detta anche Gallinaria

Questa isola di pertinenza del Comune di Albenga posta frontalmente alla costa a un miglio da essa, ha una notevole importanza dal punto naturalistico, faunistico, geografico e storico. Il comparto naturalistico: e il pregio della sua stupenda macchia mediterranea essendo isolana l’ha protetta e salvaguardata dalla contaminazione della natura stessa e dall’uomo; in sito sono dislocate più di 300 entità floristiche non sempre facilmente trovabili sulla costa Ligure e Francese, tra i quali il forteto, leccio, corbezzolo, alterno, mirto, finocchio di mare ecc. Qui nell’ isola Gallinaria ha nidificato un folto insediamento di gabbiani reali (tra la più numerosa della Liguria) cormorani e anche conigli selvatici, narra la leggenda riportata dagli scritti di Catone e Varrone 234-149 a. C. che in questa isola anticamente vi era un folto insediamento di galline e da qui il nome Gallinaria. Il comparto geografico: essendo vicina alla costa è probabile che tale distanza fosse minore in quanto il livello del mare si è innalzato creando soprattutto, nel periodo antico, una naturale insenatura di protezione e probabilmente tra la costa (dove attualmente sfocia il fiume Centa) e l’ isola avrebbe potuto essere dislocato l’ antico porto di Albingaunum , tale tesi è avvalorata dall’archeologia subacquea perché sono stati trovati innumerevoli reperti risalenti al periodo dei Fenici, dei Greci e Romani ritrovamenti sui fondali sabbiosi di manufatti e relitti risalenti al V secolo a. C. fino al ritrovamento dei due relitti romani del I secolo a.C. attualmente sono conservati presso palazzo museale Peloso Cepolla di Albenga grazie al lavoro di eccellenze quali prof. Lamboglia il suo staff, la sovrintendenza, il nucleo di archeologico subacqueo e istituto di Studi Liguri di Albenga. Diciamo che ci sono i presupposti, che in questo piccolo lembo di terra vi abbiano approdato in ordine cronologico l’uomo del paleolitico e neolitico in quanto studi recenti hanno constatato che essi erano forniti di piccole imbarcazioni; basterebbe effettuare ricerche ponderate/sondaggi per tale affermazione, il problema sono i fondi per effettuare tutto ciò, basterebbe un fondazione o una cordata privata (è nelle intenzioni e iniziative di “Progetto palazzo San Siro” di operare sul territorio e comprensorio per valorizzarlo e sensibilizzare per trovare finanziamenti mirati a quanto detto). Nell’ isola Gallinaria è presente un antico monastero con annessa antica chiesa a S. Maria del IV d.C. secolo che fu rifugio di San Martino di Tours che fu eretto dai monaci colombiani intorno al periodo longobardo, poi successivamente vi succedettero i monaci Benedettini per poi abbandonarlo in epoca successiva trasferendosi sulla terraferma. In epoca più vicina a noi intorno al 1542 all’apice più alto dell’isola fu eretta da Simone Carlone, podestà di Genova, un torrione a base circolare attualmente ancora visibile, con funzione militare di avvistamento su tutta la costa pertinente, essa insieme ad altre torri dislocate sul territorio e collegata visivamente alle altre aveva il compito di segnalare se all’ orizzonte arrivavano imbarcazioni nemiche e permettere ai preposti e alla popolazione di armarsi o di rinchiudersi dentro le mura difensive.

Antico tracciato via Julia Augusta

Famosa via Aurelia antica e attuale e conosciutissima da tutti, ultimamente, è diventata un bellissimo e suggestivo percorso turistico ambientale tra Albenga e Alassio dove a tratti si possono osservare ampie testimonianze del passato iniziando (nella parte sottostante) dalle terme (complesso di San Clemente) posizionate a ridosso del fiume Centa, proseguendo inizia il percorso collinare detto di punta San Martino dopo poche centinaia di metri prospiciente il centro storico di Albenga (Albingaunum) è ubicato il sito archeologico di San Calocero del III d.C. , proseguendo troviamo l’anfiteatro fronte isola Gallinara, poi su tutto il tratto stradale antico sono stati trovati innumerevoli monumenti/recinti funerali, così come un un monumento a edicole sovrapposte detto il Pilone, proseguendo in questo suggestivo percorso è visibile e ben definito un colombario, anch’esso una particolare tomba funeraria. Si può affermare tranquillamente che è solo una parte dei siti trovati perché molte altre testimonianze sono in attesa di emergere dal passato millenario di Albingaunum, a tal riguardo necessita una forte volontà e capacità storica imprenditoriale nel riappropriarsi del nostro territorio (e tutto ciò che ne compete) perché esso rappresenta la nostra ricchezza oltre che la nostra storia e origine. A tal scopo si fa carico il progetto “San Siro” nell’ operare e farsi carico di sensibilizzare le competenze idonee.

Scavi Archeologici San Calocero

Poco, fuori il centro storico di Albenga e prospiciente il crinale della collina lato fiume è situato il sito archeologico della prima basilica cristiana di Albenga sorta intorno al IV e V secolo d. C. è dedicato a San Calocero martire, il quale fu proprio martirizzato ad Albenga e sembrerebbe dove attualmente è sito il Pontelungo (antico ponte romano attualmente parzialmente interrato) per poi dare sepoltura nella basilica a lui dedicata. Nei secoli successivi e dopo varie vicissitudini legate alla storia della basilica, segnaliamo che attualmente le sue spoglie riposano presso un’urna collocata nella Cattedrale di San Michele di Albenga. La basilica con l’ annessa Chiesa inizialmente era sede dell’ ordine monasteriale dei Benedettini (insieme al convento  collocato sull’isola Gallinara) intorno al 1374 essi vendettero tutto il complesso al vescovo Giovanni Fieschi il quale ne fece la sede delle Consorelle Benedettine, poi alle Consorelle Agostiniane e infine nel 1528 all’ ordine delle Clarisse. Si ha motivo di credere che anticamente e precedente allo stesso sito vi fossero altri insediamenti a carattere sepolcrale perché sono stati trovati alcuni reperti che lo testimonierebbero è anche curioso, ma sappiamo benissimo che era pratica consueta per quel periodo, Il ritrovamento di elementi (utilizzati per la costruzione di San Calocero) di recupero provenienti da edifici ancor più antichi come l’ anfiteatro e le antiche terme collocati nei pressi.

Antiche Terme Pubbliche Romane e Complesso di San Clemente

Datate intorno al I secolo d. C. posizionate nell’ attuale sponda del fiume Centa opposta il centro storico di Albingaunum esse rappresentano quanto di più completo erano costituite le antiche terme con le varie funzioni di benessere e cura del corpo.

MENS SANA IN CORPORE SANO questa dicitura Latina la dice lunga su ciò che gli antichi romani avevano sul culto del corpo. Le terme si estendevano su una superficie di più di 2000 MQ oltre agli ambienti coperti, dove si svolgevano varie funzioni vi erano collocate piscine e vasche all’aperto il tutto incorniciato da rigogliosa vegetazione, testimonianze di tale struttura termale e della sua monumentalità, alcuni componenti architettonici sono stati ritrovati nel complesso di San Calocero che dista poco lontano e costruito in epoca successiva ciò, era consuetudine nel passato prelevare manufatti provenienti da altri siti antichi, suggestivo il ritrovamento del pavimento a mosaico con disegni geometrici analoghi a quelli ritrovati a Pompei. Un dato tecnico, il rinvenimento di antichi scoli (ovvero tubazioni) dove defluiva l’acqua termale dalle varie vasche e con pendenze calcolate per un veloce fluvio e costruite con materiale in laterizio, inoltre accanto vi sono dei corridoi sempre dello stesso materiale dove veniva incanalata l’ aria calda per temperare l’ acqua e l’ ambiente, perché la procedura usata nelle terme romane era il passaggio da una temperatura calda ad una più refrigerante “frigidarium” basato sullo sbalzo termico del corpo un vero e proprio shock termico. È immaginabile che una zona fosse adibita a contemplazione/conversazione e conseguente consumazione di infusi naturali per l’idratazione e benessere del corpo. 

In un periodo successivo (desueto delle terme) viene fondata la prima Chiesa di San Clemente intorno al V/VI d.C. che sorge praticamente sopra le antiche terme romane infatti parti di mura e pavimentazione sono quasi coincidenti in un unico ambito, l’ abside della più antica chiesa con il corridoio delle terme. La successiva Chiesa di San Clemente quella costruita nel XIII secolo d.C. sono a testimonianza tratti di mura più elevate in considerazione che è stata sedimentata sulla stessa pianta di quella precedente, durante gli scavi sono stati ritrovati diverse testimonianze di reperti sacri come sarcofagi funerari, ciotola in terracotta finemente decorata per l’ acqua santa, vari frammenti di reperti di provenienza africana e di iscrizioni su marmo bianco tutti questi reperti sono attualmente conservati presso il palazzo vecchio del Comune detta sala dei Consoli ad Albenga. Consideriamo che questi siti con i secoli e l’incuria dell’ uomo ma in particolare il defluire delle acque del fiume Centa che lambiscono da secoli questi reperti millenari hanno notevolmente deteriorato l’ intera zona. In origine, fino al 1250 circa il fiume Centa aveva un tracciato diverso (esso passava a nord della città di Albenga sotto il cosiddetto ponte Romano del Pontelungo attualmente ben visibile anche se parzialmente interrato). Pensate che area ricca di insediamenti doveva essere, perché poco più a monte delle terme e della chiesa di San Clemente si trovano murature romane (forse una domus? Siamo nel centro del fiume) proseguendo di qualche decina di metri si trovano testimonianze di piloni dell’acquedotto romano che portava l’acqua ad Albingaunum, proseguendo recinti funerari, poi poco oltre resti del ponte del XVI secolo è ancora poco vicino i resti di un mulino detto del Branca. Proiettandoci nella direzione opposta (lato mare dove defluisce il fiume a distanza di poche decine di metri ) vi sono dei muraglioni (origine romana) a testimonianza che presumibilmente i romani abbiano costruito un porto canale che collegava la città con il porto sulla costa (presubimilmente posizionato dove attualmente sfocia il fiume Centa), questo suffragato dagli innumerevoli reperti ritrovati nei fondali fluviali e  fondali marini poco oltre la costa prospiciente. Tutto ciò è da venire nel senso, che i prossimi scavi subacquei ci illustreranno sulla meravigliosa storia di Albingaunum.

Polo Scolastico Diocesano

Scavi eseguiti intorno al 2010 e 2011 per la costruzione del polo educativo diocesano hanno permesso di portare alla luce un complesso romano datato tra il I/III secolo d.C. di notevole importanza storica in particolare perché a testimonianza di un antico insediamento artigianale, molto probabilmente atto alla lavorazione del vetro e alla forgiatura dei metalli. Nasce da qui l’ esigenza dell’ubicazione, al di fuori delle mura del centro abitato per cautelarsi dai probabili incendi, perché da antiche cronache dell’ epoca si fa riferimento agli incendi devastanti nell’ antica Roma, essendo le case del cittadini rifinite in materiale infiammabile e con un tessuto urbano di strade strette e costruzioni affiancate l’ una all’ altra e da qui l’ esigenza di posizionare “fuori porta” alcune attività artigianali. Inoltre consideriamo l’ antico tracciato della Julia Augusta poco distante garantiva un trasporto e interscambio dei materiali di lavorazione a rapido percorso. Il sito era costituito da più stanze attigue di cui si presume che oltre ad attività artigianale una parte di esse avessero funzione abitativa, il cosiddetto “casa e bottega”, elemento che si aggiunge alla conoscenza della tipologia strutturale molto interessante, e che contribuisce a capire le varie metodologie è il tipo di materiale usato all’ epoca dei romani, è la presenza di 44 anfore del tipo Dressel 20 in una stanza a quota pavimento e posizionate verticalmente, tali anfore erano usate principalmente per il contenimento dell’olio e in questa situazione specifica opportunamente riempite di ciottoli/ghiaia svolgono una funzione drenante del terreno anche in presenza nelle vicinanze del fiume Centa il quale ha un passato legato a varie alluvioni nella piana di Albenga, analogamente in un altro ambiente il rinvenimento di altre 31 anfore posizionate in orizzontale sempre a quota pavimento è presumibile con la stessa funziona delle precedenti, fa notizia il ritrovamento tra queste anfore di una rara moneta romana detta asse di “Tiberio” del 22/23 d.C. Questo di Albingaunum è un sito interessante oltre che per la sua destinazione tra le poche a essere scoperta in zona, è anche la modalità dell’uso delle anfore ripiene per bonificare il terreno frequentemente soggetto ad alluvioni.

 

Un ringraziamento particolare a Monsignore Don Mario Ruffini per le foto e il materiale (relativo agli scavi) concesso, al fine di poter divulgare la storia e le tradizioni millenarie di Albenga.

Scavo Archeologico Chiesa San Teodoro in Piazza delle Erbe

Recentemente il sottosuolo di Albingaunum (2006) ha restituito l’ennesimo reperto archeologico, nella Piazza delle Erbe durante un casuale scavo di ripristino su tubatuzione di un fontanella posizionata al centro della piazza è stata casualmente rinvenuta l’ antica Chiesa di San Teodoro di periodo tardo romano V/V secolo d.C. , la chiesa è adagiata direttamente su antiche mura romane mentre la pavimentazione è stata più volte elevata e questo è normale considerando l’evoluzione del fiume Centa che dopo l’ ennesima alluvione ha cambiato il suo sedime, dalla zona “del Pontelungo” (dove attualmente esiste l’antico ponte romano parzialmente interrato) al suo sedime attuale a pochi metri di distanza. Come consuetudine in tutte le chiese antiche, di seppellire i notabili del luogo, sono stati ritrovati 18 scheletri lasciando percepire che tale sito è stato utilizzato anche come zona cimiteriale, la chiesa durante il suo culto è stata oggetto di ampliamento intorno al XV secolo da una navata è stata ampliata a tre navate dandone una sua rilevante importanza per quel periodo. Purtroppo per scelte (non condivise dai più) è stato deciso di ricoprire tutto il sito e ripristinare la piazza originale, come prima dello scavo con pavimentazione in basolato.

Piazza San Siro

Probabile ubicazione nel sottosuolo, antica chiesa dedicata a “San Siro”

Questo è l’unico caso per Albingaunum che si è sicuri della collocazione di questa antica chiesa dedicata a San Siro e ancora non individuata ,si presume vi siano molte analogie con quella di San Teodoro di Piazza delle Erbe perché difficilmente le fondamenta degli edifici circostanti venivano a coincidere con il perimetro di strutture dedicate al culto. Si conosce a grandi linee la storia di questo vescovo di Genova e poi fatto Santo a lui è dedicata una basilica a Genova fra le più antiche; è nota la sua morte e sepoltura presso omonima chiesa intorno al 381 d.C. egli trascorse la sua vita tra la Liguria del ponente, Sanremo (dove esiste una chiesa a lui dedicata). Si narra della sua permanenza presso la sede vescovile di Albenga dove vi stazionò periodicamente. La leggenda racconta che il Santo liberò l’ isola Gallinara dall’ invasione dei serpenti ed uno in particolare di dimensioni gigantesche vi è certamente una analogia con il miracolo di Genova dove liberò un pozzo, anch’ esso da un pericoloso serpente che terrorizzava la gente e lo fece fuggire verso il mare aperto, liberando così il quartiere. Testi ecclesiastici narrano di una lapide marmorea posizionata nella chiesa di San Siro ad Albenga dove cita la condanna a riti ariani che si esercitavano intorno al V/VI secolo d.C. . Date le dimensioni della piazza è molto probabile che la Chiesa avesse una sola navata a differenza delle tre navate di San Teodoro in Piazza delle Erbe.

Pontelungo siti archeologici

 

Ci troviamo nella parte nord di Albingaunum che parte dal centro storico di Porta Molino e prosegue verso viale Pontelungo fino ad arrivare all’ antico ponte interrato romano, dove scorreva il fiume Centa che dopo un’ alluvione particolarmente intensa intono al XIII secolo  il fiume ha cambiato sedime definendo il nuovo tracciato che coincide con il percorso attuale (dal lato opposto delle mura della città). Il percorso rettilineo di tale strada (antica via Julia Augusta) è cosparso nel suo sottosuolo di innumerevoli testimonianze di siti funerari di una certa rilevanza si presume che tale area fosse adibita a necropoli posizionata  lungo tutta la via Julia Augusta non a caso i rinvenimenti fatti in questi ultimi decenni di frammenti di terraglie e vasi di corredi funerari sono la testimonianza di tale destinazione.

 

 

 

Suggestiva la visita sotterranea di questi siti; per poi proseguire a cielo aperto con il ritrovamento della chiesa di San Vittore e poi oltre, il ponte romano una testimonianza notevole delle “grandi opere” proveniente direttamente dal passato e ben conservata con i suoi blocchi monolitici di pietra arenaria bianca. Come dicevo sopra oltre al ritrovamento di oggettistica e suppellettili sono stati rinvenuti antichi sarcofagi e urne funerarie le quali  sono esposte nel vecchio comune di Albenga; in esse vi è la testimonianza della vita vissuta di tutti i giorni, dai cocci di antiche anfore, piatti, lumi in terracotta e altro vasellame in pasta vitrea dalle forme più svariate, reticelle in pasta vitrea e pietra colorata che le donne utilizzavano per raccogliere i capelli.

 

 

 

Il ritrovamento tra i più importanti/famosi è il “Piatto Blu” si parla di un antico cimelio “unico al mondo”  di diametro cm 41,2 che raffigura al centro due putti danzanti datato tra il I e II secolo d.C. esso rappresenta un reperto unico al mondo per la sua conservazione e per l’unicità della tipologia del piatto perché un esempio molto raro di manifattura basti pensare che di analoghi non ne esistono più, se non alcuni frammenti vitrei rinvenuti in Afghanistan presso il palazzo reale dei Kushana a Begram. Qui si apre un nuovo scenario, come mai questa provenienza da terre così lontane? Sappiamo benissimo che anticamente i romani si sono espansi in tutta Europa, Asia e Africa settentrionale e questo è un esempio di importazione o di acquisizione di lavorazione, i  romani oltre a conquistare e a ampliarsi erano un volano per tutti i settori della società dell’epoca.

Il comprensorio

Quando si parla di comprensorio e di territorio ingauno  si pensa alla  grande piana alle spalle della zona costiera di Albenga e della sua isola Gallinara, da sempre per i Liguri questa piana evoca grandi ricordi e percezione nel raccontare la storia  della pianura tra le più vaste della Liguria, oltre che territorialmente anche per la varietà di dinamiche economiche, storiche, ambientali, sportive, faunistico, floreale, agricolo, oleario. Ovviamente il nostro interesse per inclinazione del nostro operato è senza ombra di dubbio orientato alla parte storica che comprende tutto il territorio, basta dire che ogni suo lembo è costituito da testimonianze del passato pre-romano e oltre; fino ad arrivare a periodi attuali, il volano a quanto detto prima, sono i percorsi viari, dalla antica via Julia Augusta che costeggia il territorio costiero da qui si diramano i percorsi che si orientano verso tutto l’ interno del comprensorio fino a coprire tutte le sue vallate che si inerpicano in altitudine fino a varcare e oltrepassare i varchi appenninici probabilmente per collegarsi alle Alpi e oltre, in taluni casi si trovano ancora testimonianze di probabili assetti viari (accenni a muri di sostegno ecc.). Su altri si presume il tracciato viario, dai ritrovamenti archeologi perché era consuetudine posizionare nei pressi di percorsi stradali le antiche tombe di origine romana (a partire dal I al II secolo d.C.). Tutte queste fitte reti viarie erano un’esigenza per il collegamento e rifornimento di vari prodotti agricoli non a caso sono stati rinvenuti varie testimonianze di insediamenti agricoli del tipo “aziende agricole e di allevamento” sparse per tutto il comprensorio perché già all’epoca, la piana aveva una buona nomea come una piana fertile. Ciò lascia presagire l’ attività che già anticamente si svolgeva e anche con un dinamismo tipico di una società che svolgeva commerci e scambi in tutta l’area con produzioni tipiche della zona e importazioni e esportazioni verso tutto il Mediterraneo con la vicinanza dell’ antico porto di Albingaunum a conferma di ciò, nei primi del XX secolo due navi romane piene di derrate sono state rinvenute(nei pressi della costa) affondate dopo un naufragio, è provato che i commerci si svolgevano fino alle coste della Spagna e anche sulla costa del nord Africa. Come scritto sopra si nota la molteplicità di valenze che possiede questo nostro territorio a 360 gradi, il nostro consiglio è di scegliere un settore (che può essere un’area, una produzione, un’ attività sportiva, un prodotto artigianale, un sito storico, un paesaggio) che si predilige e approfondire sul posto, vi garantiamo che rimarrete piacevolmente colpiti da tali ricchezze e eccellenze; noi di palazzo San Siro vi forniremo tutte le indicazioni e sinergie necessarie perché possiate espletare questa vostra curiosità direttamente “sul posto” se non con noi direttamente, proponendovi alternative ai massimi livelli.

Elenco dei principali comuni, frazioni, ubicati nella piana albenganese: 

Lusignano, Bastia d’ Albenga, Salea, Bastia, Campochiesa, Villanova d’Albenga, Coasco, Marta, Ligo, Bossoleto, Ortovero, Campi, Pogli, Arnasco, Onzo, Vendone, Cisano sul Neva, Zuccarello.